Maestro Covid
Nel mese di luglio si sono svolte le assemblee annuali della Cooperativa: le assemblee separate per le singole zone e l’assemblea generale per delegati. Nonostante la difficoltà di doversi incontrare solo virtualmente, tutti gli appuntamenti hanno visto una partecipazione attiva da parte delle socie e dei soci. Le assemblee non sono state soltanto un’occasione istituzionale, ma anche un momento di vera condivisione che tutti noi sentivamo ancor più necessario dopo il periodo difficile che abbiamo attraversato.
In particolare, durante l’assemblea generale alcuni/e soci/e hanno portato testimonianza diretta di quello che il Covid-19 ha voluto dire per il loro lavoro, per le strutture e i servizi in cui operano, per le persone di cui si prendono cura. Qual è stata la cosa più difficile da affrontare? Quale l’impatto sulla quotidianità? Quali risorse ed energie sono state determinanti nel pensare nuove soluzioni? Se il Covid, oltre che una minaccia, è stato anche un “maestro”, qual è l’insegnamento che ci ha lasciato?
Per Lavinia Pavoni, educatrice professionale presso la RSD La Ginestra di Castelfiorentino, e Marta Donato, che lavora alle RSA Pascoli e Villa Serena di Livorno, la sfida più difficile è stata quella di superare la mancanza di contatto fisico e la mancanza della relazione con i parenti, due cose che gli ospiti delle strutture hanno sofferto in modo particolare. Invece Stefano Maffei e Simona Morinelli del centro autismo Villa Porcelli di Livorno e Paolo Casabianca, che lavora al centro di salute mentale Fili e Colori di Firenze, si sono trovati davanti alla sfida di modificare radicalmente il proprio lavoro, senza la presenza fisica degli utenti.
Convivere con la paura non è stata una novità per gli operatori dei servizi domiciliari, che sono abituati a gestire imprevisti (a volte banali, a volte drammatici) e ad assistere persone con malattie infettive, racconta Manola Giacomelli, mentre per Jessica Toninelli della comunità per minori Don Luigi Rossi è stato difficile far capire ai ragazzi (e capire insieme a loro) i rischi del contagio e le motivazioni delle misure di prevenzione.
Per attenuare la sensazione di solitudine e isolamento, gli operatori hanno fatto leva su abilità e spazi che prima non erano sfruttati, hanno sperimentato modalità di interazione a distanza con gli utenti, dapprima con un po’ di incertezza, poi con sempre maggiore padronanza, come spiega Alessia La Morgia che si occupa di servizi educativi e servizi per l’infanzia. Hanno lavorato in stretta comunicazione con le famiglie, che hanno potuto toccare con mano quanto lavoro c’è dietro alle attività quotidiane nei servizi. Hanno fatto squadra, come dice Paola Mecacci della RSA Principe Abamelek, sentendosi più uniti e protetti, cercando ogni giorno un motivo per sorridere e per tenere alto il morale. Hanno tirato fuori risorse inaspettate.
Per tutti, questa esperienza ha cementato i rapporti, sia con i colleghi che con gli utenti: in molti servizi le persone si sono sentite davvero come in una grande famiglia.
La Cooperativa è stata determinante con la presenza costante e operativa dei coordinatori, con il supporto tempestivo del Responsabile del Servizio Protezione e Prevenzione e mettendo a disposizione informazioni, strumenti e tecnologie per poter riprogrammare e portare avanti il lavoro durante l’emergenza.
Grazie alle socie e ai soci che hanno voluto condividere le storie della “loro” quarantena. I loro racconti e le loro riflessioni sono preziosi per capire come la nostra organizzazione ha risposto a questa crisi e come possiamo trarne spunto per migliorarci, per riprogettare quello che facciamo, per guardare al futuro.
In questa occasione abbiamo avuto la conferma di quanto di fronte alle difficoltà la Cooperativa sia stata una certezza, un punto di riferimento intorno al quale le persone si sono strette, con affetto e senso di responsabilità.
Pensiamo che non ci sia punto migliore da cui ripartire.