L’importanza di esserci, sempre e per chiunque
Intervista a David Pasqualetti, responsabile tecnico e del settore Salute Mentale, Dipendenze e Marginalità.
Come cooperativa qual è il nostro più grande e importante valore? Le persone. Tante, più di 1600, che rendono la nostra cooperativa una realtà significativa per tutta la Toscana, fin dal 1977.
Chi sono le persone che lavorano in Di Vittorio? Come svolgono il loro lavoro, qual è la motivazione che le guida? Sempre di più vogliamo raccontare le loro storie e la passione con cui si mettono in gioco, ogni giorno.
Abbiamo incontrato David Pasqualetti, responsabile del settore Salute Mentale, Dipendenze e Marginalità.
Prima di tutto chiediamo a David di raccontarsi:
Sono uno psicologo e psicoterapeuta, lavoro in Cooperativa da più di 25 anni.
“Attualmente ho la responsabilità tecnica del settore di cui mi occupo: questo significa che ho il mandato di lavorare sulle metodologie che utilizziamo in Cooperativa e di confrontarmi con la committenza sui requisiti tecnici dei servizi. Mi occupo inoltre dell’organizzazione e del funzionamento dei servizi, e infine collaboro alla definizione dei budget della Cooperativa.
Tante cose insomma, le mie giornate sono sempre belle piene e impegnative!
Non amo molto raccontarmi e preferisco sempre che siano gli altri a descrivermi, mi fido più degli sguardi degli altri che del mio.
Ho tantissime passioni, e a tutte mi piacerebbe dedicare del tempo, ma non sempre ci riesco.
Ho la fortuna però di fare un lavoro che amo, mi piace molto lavorare nell’ambito sociale, lavorare con le persone nell’ottica della costruzione, vedere che le cose possono cambiare e che in ogni fase del mio lavoro c’è sempre un fondamento di umanità a cui si può accedere per ricaricarsi.
Sono un grande appassionato di musica, sia ascoltata che suonata.
Mi piace anche la campagna, la montagna, tutto ciò che mi fa stare a contatto con la natura e tutto ciò che è creativo. Riassumendo in poche parole: ho la passione per le cose che cambiano (le persone, l’ arte, la creatività).”
Abbiamo chiesto a David di raccontarci qualcosa che le persone non sanno del suo lavoro e lui ha risposto citando un autore che ama:
“Anche se il nostro maggio
Fabrizio De Andrè
Ha fatto a meno del vostro coraggio
Se la paura di guardare
Vi ha fatto chinare il mento
Se il fuoco ha risparmiato
Le vostre Millecento
Anche se voi vi credete assolti
Siete lo stesso coinvolti”
“Il nostro lavoro è utile non solo alle persone che sono all’interno dei nostri servizi, ma anche a quelle che sono fuori, anche se non lo sanno” ci ha detto “Perché l’umanità fa bene a tutti. Anche a chi pensa di non averne bisogno.“
Quali sono le caratteristiche che una persona deve avere per lavorare nel campo della Salute mentale, delle Dipendenze e della Marginalità?
Risponde ancora David: “Io quando faccio un colloquio ricordo sempre al “candidato/a” di avere un grande atteggiamento di umiltà. È fondamentale per sopravvivere in questo settore.
Un’altra cosa è fondamentale: bisogna puntare sempre a migliorare sé stessi, non gli utenti, prima di tutto sé stessi.
Questo lavoro ti mette profondamente in discussione e se non sei disposto ad accogliere anche le parti “in ombra” di te, non puoi fare questo lavoro. Non puoi mistificare chi sei. Abbiamo tutti una dimensione di sofferenza: c’è chi la nasconde di più e chi la nasconde meno. È un lavoro, il nostro, che ti migliora come essere umano ma che può diventare una tortura se non sei pronto a metterti in discussione.
Il DSM, cioè il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, è la bibbia della psichiatria, e il termine “statistico” fa ben comprendere che i disturbi mentali non sono un dato oggettivo ma un dato appunto statistico e probabilistico che dipende anche dai contesti sociali.
Noi come Cooperativa abbiamo le idee molto chiare e il concetto di “comunità terapeutica e democratica” è alla base del nostro approccio terapeutico. Il regolamento nelle nostre strutture è creato e condiviso con tutte le persone che fanno parte della comunità.
Questo è l’atteggiamento che chiedo a tutte le persone che entrano a far parte della Cooperativa Di Vittorio.
Riassumendo, le tre caratteristiche fondamentali per lavorare nel mio settore sono:
- essere onesti con sé stessi,
- avere grande umiltà,
- saper governare la frustrazione.
Ancora oggi le mie giornate migliori sono quelle passate con gli utenti, mi sento sempre appagato e migliorato dalle esperienze vissute.
Dopo più di 25 anni in Cooperativa io ho ancora passione e curiosità per l’umano: mi annoia la falsità di chi si definisce normale, preferisco quindi “sedermi dalla parte del torto perché gli altri posti sono tutti occupati”. Stare dalla parte degli esclusi.”
Che tipo di persone hanno bisogno del vostro aiuto?
“Si rivolgono a noi persone con problemi di salute mentale, con diagnosi definibili “gravi”.
Dai disturbi di personalità, a quelli psicotici, fino ai disturbi schizoaffettivi: persone che, nonostante abbiano diagnosi complesse, grazie al lavoro con noi riescono a riappropriarsi della loro vita.
Noi, come Cooperativa, cerchiamo sempre di guardare alla persona, più che alla diagnosi, e di puntare a trovare una soluzione insieme. Insieme appunto, noi e il paziente.
Sulle dipendenze, dal punto di vista diagnostico, ci sono persone che hanno problemi tossico-fisici (problemi di tossicofilia); invece nella marginalità rientra tutto ciò che “ha fallito” precedentemente, è un settore molto complesso e gli operatori che ci lavorano sono molto esposti. Spesso chi rientra nei servizi di marginalità è prima passato in servizi appartenenti agli altri due settori.
Spesso le persone che incontriamo hanno storie affascinanti, complesse e che fanno pensare molto.
Questo ci obbliga a ragionare e interrogarci su quale società abbiamo creato, perché le persone che hanno bisogno dei nostri servizi sono frutto di questa società creata proprio da noi.”
Come è cambiato il tuo lavoro nel corso degli anni?
“La complessità del lavoro è aumentata perché sono cambiate le tipologie di fenomenologia patologica, molto più impegnative dal lato emozionale. L’operatore deve fare un lavoro molto intenso.
Dal mio punto di vista invece il lavoro è cambiato molto perché ci sono sempre più regole e leggi da seguire, il che complica sempre di più quello che faccio ogni giorno. Sono necessarie sempre più persone e risorse per rispondere ai requisiti di legge e a volte, purtroppo, alla burocrazia.”
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